Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Esordio della conduttrice Elisa Anzaldo nel Tg1 delle ore 20: «Lei alle mie spalle è Hadis Najafi, la ragazza con la coda bionda, simbolo delle proteste in Iran. È stata uccisa con sei colpi di proiettile». Il dizionario contempla come letali i colpi di pistola, di fucile, di cannone, di pugnale, di bastone, di grazia. Il proiettile che batte un colpo ci mancava.

Incipit di Silvana De Mari sulla prima pagina della Verità: «“Tira più un capello di donna che cento paia di buoi”: è uno dei detti presi di mira come sessisti dalle femministe alla Boldrini». Per la verità, ci pareva che a tirare fosse un’altra cosa, ma siamo troppo vecchi per ricordarcelo.

Continuando a occuparsi dell’ingarbugliata vicenda che vede protagonisti Matteo Richetti, senatore di Azione, e Lodovica Rogati detta Mairè, attrice, il vicedirettore di Domani, Emiliano Fittipaldi, cita i «movimenti che si battono contro la cultura patriarcale e gli abusi sessuali commessi da uomini in posizione di potere» e chiosa: «Una piaga sociale e di genere che in Italia contribuisce a migliaia di violenze e centinaia di femminicidi ogni anno». Vorremmo tranquillizzarlo. Secondo l’Istat (ultimo dato disponibile), «le donne vittime di omicidio volontario nell’anno 2020 in Italia sono state 116, lo 0,38 per 100.000 donne». Secondo il sito Femminicidioitalia.info, 65 nel 2020 e 61 nel 2021. In ogni caso, un centinaio l’anno, forse meno, non centinaia.

«Una coppia di neosposi ha prenotato un pranzo in un locale sulla via Appia Antica senza però specificare al ristoratore che quello sarebbe stato il loro banchetto di nozze», scrive Valentina Lupia sul sito della Repubblica. I coniugi romani hanno giustificato così il loro silenzio sulla reale natura del convivio: «Ci avreste aumentato il prezzo». Ed ecco come il titolista ha sintetizzato il fatto: «Prenotano pranzo di nozze senza dire che si sono sposati per risparmiare». Prendiamo nota dell’implicito suggerimento della Repubblica: con il caro bollette e l’inflazione galoppante, meglio sposarsi, se si vuole arrivare a fine mese.

L’ex ambasciatore Sergio Romano sul Corriere della Sera: «Vi fu persino un momento, dopo la Seconda guerra mondiale e quando la Cina divenne una Repubblica popolare, in cui Taiwan, per sottrarla ai comunisti di Mao, si spinse sino a rivendicare il possesso dell’intero continente cinese». Sarebbe preferibile parlare di subcontinente cinese, l’intero continente è l’Asia. Poco più avanti: «Si chiama Nancy Pelosi, è nata nel 1940 a Baltimora, nel Maryland, da un immigrato italiano». Stupefacente: di solito si nasceva da una donna.

Incipit di un elzeviro di Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano: «È il quarto anno che inizia l’anno scolastico e di questa ripartenza non farò parte. Settembre è un po’ il vero capodanno ed è da questo punto di vista il mese più bello perché come cantava Cesare Pavese: “L’unica gioia al mondo / è cominciare ./ È bello vivere / perché vivere / è cominciare / sempre ad ogni istante”». Si nota che il professor Monda non frequenta i libri da quattro anni. Nel passo riportato, tratto da Il mestiere di vivere, le cinque barre non ci sono (infatti non si tratta di una poesia, per cui risulta anche incongrua l’espressione «cantava Cesare Pavese»). Inoltre non c’è, né poteva esserci, uno spazio fra «cominciare» e il punto fermo che subito segue. Infine, dopo «sempre» Pavese mise una virgola, tolta la quale, come ha fatto Monda, un po’ cambia il senso della frase. Ah, il copia e incolla da Internet!

«E non ci sono amuleti o scaramanzie, in un Paese che scaccia come jettatori gli scienziati rei di indicare i pericoli e l’urgenza di svolte radicali, che possano salvarci dal ripetersi di questi lutti», scrive Gian Antonio Stella, in prima pagina sul Corriere della Sera, in un editoriale dedicato alla tragedia causata dal maltempo nelle Marche. Per quanto in passato sia stato utilizzato da Giovanni Verga, Luigi Pirandello e Federico De Roberto, del sostantivo jettatore non si trova traccia né nel Grande dizionario della lingua italiana né nello Zingarelli 2023, che riportano sempre e solo iettatore, propriamente gettatore (sottinteso del malocchio), derivante dal napoletano e attestato fin dal 1788, a sua volta mutuato dal latino eiectare, gettare.

Dal sito della Gazzetta del Mezzogiorno: «Bari, mangia dei funghi avvelenati: morta donna di 53 anni». E chi li avrebbe avvelenati? La strega di Biancaneve, stufa delle mele? Segue a ruota il Corriere del Mezzogiorno: «Mangia funghi avvelenati e si sente male: morta una donna di Polignano». Prendere nota: erano funghi velenosi, non avvelenati.

Luca De Carolis e Wanda Marra sul Fatto Quotidiano: «Perché in realtà il tentativo in atto da parte di ambienti internazionali (e non) sarebbe quello di rafforzare Meloni». Due teste non bastano a ricordare la più violata delle regole grammaticali: l’avverbio negativo olofrastico (detto così perché, da solo, costituisce un’intera frase) è soltanto no. Infatti Elio Vittorini intitolò il suo romanzo Uomini e no. Pertanto bisognava scrivere «internazionali (e no)».

SL

Tags

Condividi il post

Articoli Correlati