A Caserta l’autrice del ‘romanzo-thriller’ ‘Giochi di Ruolo’. Intervista a Gabriella Genisi

Caserta, 1 ottobre 2024 – (di Angela Barbieri)  Si intitola “Giochi di ruolo” il nuovo lavoro che Gabriella Genisi ha presentato a Caseeta, ieri, pomeriggio presso libreria Il Punto Giunti. L’evento, che ha avuto il patrocinio del Comune di Caserta, è stato organizzato dall’Associazione Quaercus Vitae, Campus Manzoni e Giunti il Punto Caserta. Sono intervenuti i rispettivi responsabili e alunni della biblioteca e del neonato gruppo e corso di lettura di Quaercus Vitae e Punto Giunti. Le letture sono state curate dal capogruppo Salvatore Amodio e dagli studenti del Campus Manzoni. Hanno partecipato la Presidente della Fidapa Caserta e la referente per il Patto della lettura, Lucia Monaco.

L’incontro è stato moderato dalla giornalista  Maria Laura Labriola e relazionato da Adele Vairo, dirigente del liceo Campus Manzoni di Caserta, dall’avvocatessa e scrittrice Rita di Costanzo e dalla dottoressa Ida Roccasalva.

Gabriella Genisi, nata a Bari, vive in Puglia ed è autrice di numerosi libri. È l’ideatrice della serie poliziesca Lolita Lobosco dalla quale è stata tratta una serie TV. Il suo “Pizzica Amara” è stato inserito da “La Letteratura” tra i migliori libri del 2019. La talentuosa autrice barese è considerata al pari di Camilleri la più amata giallista d’Italia. Nel corso dell’incontro si è parlato della figura del protagonista che rappresenta uno spin-off, vale a dire un personaggio secondario di una serie di romanzi che poi se ne sgancia per impadronirsi dei propri spazi.

Il libro narra le vicende di Giancarlo Caruso, che i lettori hanno già conosciuto in “Dopo tanta nebbia” e nei successivi lavori di indagine di Lolita Lobosco, futuro primo dirigente del commissariato di Manfredonia nel Gargano. Caruso è un ultracinquantenne siciliano, da trent’anni in polizia tra alti e bassi. Un breve periodo a Padova, poi a Bari per un anno sabbatico per rincorrere una donna, Lolita. Nel tentativo di fuggire da quella relazione, Caruso accetta un nuovo incarico in una delle province più problematiche d’Italia, un ambiente fortemente pervaso da quella feroce criminalità organizzata che prende il nome di mafia garganica. Il protagonista però, come in ogni giallo che si rispetti, non è di criminalità che dovrà occuparsi, ma di una vittima: un uomo ritrovato morto nella sua villa, ucciso da un’iniezione di Fentanyl, la droga dello zombie.

L’intervista

Giochi di ruolo è il titolo del suo lavoro. Da cosa è stato ispirato?

‘Mi hanno ispirato alcuni studenti del liceo Ripetta di Roma. Ho fatto una presentazione, poi come faccio sempre nelle scuole, ho avuto modo di parlare con i ragazzi e chiedere loro delle letture, se coltivavano la passione di scrivere, se scrivevano dei testi e loro mi hanno risposto: sì, scriviamo le parti dei “giochi di ruolo”.’

Mi sono ricordata che Michela Murgia aveva scoperto il suo talento di scrittrice proprio attraverso i giochi di ruolo perché li giocava online. Era una narratrice e riusciva a catalizzare l’attenzione di migliaia di persone connesse in tutta Italia, e da lì ho approfondito questo mondo che non conoscevo e mi sono talmente calata nelle storie che ho deciso di scriverle’.

Nel suo libro si parla del Gargano non solo dal punto di vista della criminalità, ma anche di bellezza. La copertina riporta una splendida immagine…

‘Sì, in copertina vi è la Baia delle Zagare con il Faraglione di Mattinata, uno degli scorci più belli del Gargano. La Capitanata e la natura Garganica spesso vengono raccontate attraverso la criminalità organizzata ed è chiaro che se si ambienta un giallo in quelle zone non si può tralasciare completamente questo aspetto. Però io volevo raccontare altro, volevo raccontare della bellezza dei luoghi’

Il suo personaggio rappresenta uno spin-off. Perché renderlo protagonista dopo quattro lavori in cui era personaggio secondario?

‘Caruso è un personaggio che piaceva a me come scrittrice ma anche ai miei lettori, però nasce come fidanzato di Lolita, il suo ultimo compagno in carica. Assolvendo la sua funzione, terminava il suo ruolo ma a me dispiaceva lasciarlo morire per cui ho pensato che in quattro libri aveva acquisito quella struttura letteraria necessaria a poterlo rendere autoportante e dunque protagonista’

Di lei è stato detto che è la più amata giallista d’Italia. Lei che scrittrice si sente?

‘Mi sento versatile. Non ho scritto Lolita Lobosco per scrivere gialli, ma perché volevo raccontare le donne contemporanee e perché ho dovuto imparare a scrivere le indagini, ma vorrei scrivere anche molto altro’.

Grazie all’autrice.

 

Alessandro Zagaria foto

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