Caserta, 23 ottobre 2024 – (di Angela Barbieri) – È stato presentato stamani in un gremitissimo Teatro Parravano di Caserta, l’ultimo lavoro dell’autrice Tea Ranno: “Avevo un fuoco dentro”.
L’incontro è stato introdotto e concluso dalla presidente CPO e Dirigente ITIS-LS Giordani, Antonella Serpico e moderato dall’avvocatessa e giornalista Maria Laura Labriola.
Saluti del sindaco della città Carlo Marino e dei dirigenti scolastici, prof.ssa Adele Vairo (Liceo Manzoni), prof.ssa Emilia Nocerino ISSIS Terra di Lavoro e prof.ssa Myriam de Lucia (referente forum giovani Caserta).
Hanno dialogato con l’autrice la dott.ssa Giovanna Paolino (giornalista e docente Liceo Quercia Marcianise) e la dott.ssa Rossana Ferraro ( giudice di tribunale Gop, Direttivo Medea ODC c\o Camera dei Deputati.
Sono intervenuti:
Le dottoresse Giulia Grassini (Specialista in ginecologia e ostetricia), Annamena Mastroianni (Psicologa e docente Università Tor Vergata) e Daniela Pontillo (Biologa nutrizionista).
II libro tratta un argomento forte, l’ Endometriosi, una malattia subdola e dolorosissima che colpisce le donne.
L’autrice si ritrova in un ospedale di Siracusa dove i medici le salvano la vita attraverso un’operazione lunga e complicata e ci sono ricordi di una adolescenza alle prese con spaventosi dolori mestruali che vengono puntualmente sottovalutati dai medici. Trapela il dramma di tante donne che non vengono ascoltate, credute, curate da chi ha la responsabilità di farlo. La protagonista è una brava bambina, educata e cerca di non disturbare, di non invadere ma il dolore che prova deve trovare uno sfogo e dunque comincia a scrivere un diario che diventa la cronaca di quella sofferenza. Da adulta, però, la protagonista dopo aver rischiato di perdere la vita apre la sua intimità e decide di raccontare la sua vicenda, di denunciare quella malattia invisibile che si consumanel ventre, per condividerla con altre donne perché acquistino consapevolezza e possano difendersi da quel diavolo incendiario. Il suo dolore è un dolore di tante, troppe donne che hanno rischiato di morire per una diagnosi errata, per negligenza.
L’intervista…
Domanda:
Cominciamo dalla copertina, una bella metafora…
Risposta:
La copertina è stata scelta dalla Mondadori, a me sono state fatte due proposte ma ho accettato subito questa. In copertina c’e innanzitutto un occhiello, la storia di un dolore che non si può dire poiché molte parole sono state abusate: “Ho mal di pancia, ho mal di schiena” ed è anche difficile da raccontare a parole. Tuttavia è un dolore che si può scrivere perché scrivendolo pian piano si riesce ad usare le metafore, le similitudini per farlo sentire perché è un dolore che non si può dire ma si può scrivere. Poi c’è questa ragazza con due fuochi, un fuoco che le viene dalla nuca e dalla gonna, l’Endometriosi che è questo magma nelle viscere e l’ altro fuoco altrettanto importante e ardente è la scrittura. Malattia e scrittura sono andate di pari passo sempre perché prima scrivevo per riversare il dolore sul diario però poi il diario è diventato un compagno indispensabile. In esso sono confluite le altre storie, il senso del dolore delle donne violate, quindi sono diventata romanziera e con attenzione alle donne proprio perché sono partita dal mio dolore. In copertina c’è una ragazza che ha il capo che sembra chino ma non è arresa, lei è proprio una testa d’ariete che sfonda, va avanti, nonostante il dolore, la malattia. E una donna in cammino, non è una donna ferma che si sta cuocendo a bagnomaria nel dolore ma è una che comunque nonostante l’emorragia vive la sua vita. Poi c’e questo filo rosso che lei ha nelle mani ed è il filo della malattia ma anche il filo della vita che comunque lei governa. Questo è un libro pieno di forza, perciò non c’è stato un soggiacere al dolore e anche quando questo dolore è arrivato quasi ad uccidermi, io sono sempre andata avanti.
Domanda:
Raccontare il dolore soprattutto mentre gli altri lo sottovalutano, quanto le è costato?
Risposta:
Moltissimo perché io mi sono sempre sentita mortificata dal fatto che nessuno mi credesse perché io stavo male ma è la condizione di tutte le donne che stanno vivendo questo problema, l’Endometriosi e che mi dicono. “Stai raccontando la mia storia”.
Tu stai male, malissimo ma siccome è una condizione comune a tutte le donne col ciclo ti senti dire:” Ci devi convivere, è la tua condizione femminile”.
Per me, il fatto di non riuscire a sopportare come le altre era una “ diminutio” , mi sentivo inferiore, mortificata, incapace rispetto alle altre e quindi…è arrivata la depressione proprio a causa di questa malattia non compresa.
Domanda:
Qual è lo scopo del suo libro?
Risposta:
Fare prevenzione. Io sono una romanziera e non avevo motivo di mettermi in piazza, non avevo alcun motivo di scrivere. Ci sono cose che riguardano le mie figlie, mio marito e a loro ho chiesto prima l’autorizzazione. Però lo scopo è questo, aiutare le ragazze soprattutto , quelle che si trovano di fronte al problema affinchècomprendano che non è normale soffrire così tanto e che se intervengono in tempo possono superare e salvarsi la vita ma devono rivolgersi a centri specializzati per l’Endometriosi perché questa malattia può essere profonda e non facilmente rilevabile attraverso i normali strumenti.
Domanda:
La malattia scompare del tutto? Cosa le ha lasciato?
Risposta
La malattia è andata in remissione perché la menopausa mi ha molto, tra virgolette, “Guarita”.Ma dalla Endometriosi non si guarisce mai completamente perché molte donne continuano a soffrire anche dopo la menopausa. Io sto bene rispetto a quando avevo venti o trenta o quarant’anni ma dopo i sessanta per spegnere quei fuochi che avevo nella pancia, per così dire “ imbalsamare tutto”mi sono stati somministrati degli ormoni molto forti che mi procuravano emicranie insopportabili. Il mio neurologo mi disse: “ Davanti alla sua Endometriosi il mio povero mal di testa è tremante”. Io mi dovevo imbottire di farmaci ma adesso sto bene, anima e corpo però sono rimaste delle cicatrici che mi hanno segnata. Oggi mi basta guardare le ragazze che vivono questa condizione per comprendere esattamente cosa provano.
Domanda:
“Che scrittrice si sente?”
Risposta:
Di denuncia. Denuncio tutte le violazioni al femminile, le violazioni dell’ambiente. Uno dei bersagli della mia scrittura è il Polo Petrolchimico che si trova a Marina di Melilli, il il secondo Petrolchimico d’Europa che causa una altissima mortalità per cancro e malformazioni.
Sono una giurista e porto avanti queste battaglie a favore delle donne e a salvaguardia dell’ambiente.
Grazie
Tea Ranno è nata a Melilli (Siracusa) nel 1963 e vive a Roma. Èlaureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Haesordito con “Cenere”. Finalista del Premio Calvino e Berto, èvincitrice del Premio Chianti. Successivamente ha pubblicato i romanzi: “In una lingua che non so più dire”, “ La sposa vermiglia”(vincitore del Premio Rea), “Viola Foscari” , “Sentimi” , “ L’ Amurusanza”, “Terramarina”(Premio Città di Erice) e “Gioia mia”.