Caserta, 3 maggio 2025 (di Andrea D’Alterio) – Assenza di attenzione al Parco della Reggia di Caserta e mancanza di una direzione dei lavori professionalmente qualificata, accorta e competente.
E’ la dura denuncia – indirizzata al ministro della Cultura Alessandro Giuli, alla direttrice della Reggia Tiziana Maffei, al direttore generale Musei del ministero, Massimo Osanna, al Soprintendente Abap Caserta e Benevento Mariano Nuzzo, al presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Caserta ed al presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti Conservatori della provincia di Caserta- del Gruppo di lavoro costituito per tenere alta l’attenzione sulle attività nel Parco della Reggia, sito monumentale che, unitamente al parco reale, dal 1997 è Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Ecco cosa scrivono, a seguito di un attento sopralluogo, i componenti del Gruppo di lavoro, composto da Ciro Costagliola, già Presidente Ordine Agronomi e Forestali, Presidente IRVAT, Giuseppe Altieri, segretario Nazionale de L’Altritalia ambiente, Nando Astarita, storico del territorio e fondatore del gruppo FB Reggiando, Francesco Canestrini, già Soprintendente ABAP Basilicata, Enrico Ferranti, già ufficio Giardini di Napoli, Fernando Fuschetti, già Coordinatore regionale del C.F.S., Carmine Gambardella già Preside Facoltà di Architettura, Presidente Benecon, Matteo Palmisani, Delegato Lipu Caserta, Ottavio Pannone, già presidente dell’Ordine Avvocati, Cinzia Piccioni Ignorato, già ufficio Giardini di Napoli, Sergio Vellante, già Ordinario economia ed estimo rurale. Referente Italia Nostra in ASviS e Raffaele Zito, Agenda 21 Carditello e Regi Lagni.
“Sarebbe necessario sostituire le sole piante morte della Via d’Acqua con querce adulte, rimpiazzare le fallanze ed effettuare le potature di contenimento, contrariamente a quanto sembra accada, a riposo vegetativo. Il leccio, come già ricordato in altre occasioni, è una latifoglia sempreverde che può vivere diversi secoli, fino a mille anni e che tutti gli interventi di potatura e di modellatura su lecci andrebbero fatti con regolarità (ogni anno oppure due volte l’anno in stagioni particolarmente calde) e sempre quando la pianta è in riposo vegetativo, ovvero quando il flusso di linfa è al punto più basso. Il periodo migliore per effettuare le potature è tra gennaio e marzo, ed anche prima, vista l’anticipazione delle stagioni, ma mai a primavera con la ripresa vegetativa. Inoltre, per la tutela della nidificazione dell’avifauna oltre alla Legge 11 febbraio 1992, n.157, il DM dell’Ambiente del 10 marzo 2020 “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde” all. 1, Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione, lettera e. criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, paragrafo 11. Manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo,
prescrive che “Gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna nidificante ed effettuati solo nei casi strettamente necessari”. La potatura va effettuata con cura, evitando di tagliare rami troppo grossi in modo da non compromettere la salute dell’albero. Inoltre è importante rimuovere i rami morti o malati ed asportare le piante morte che sono motivo di infezioni parassitarie per le piante sane, oltre ad una questione estetica e di rischio di caduta con danni a persone e cose. Utilizzare presidi fitosanitari quali disinfettanti delle lame (alcool, bicarbonato di sodio, candeggina) e applicare paste cicatrizzanti (a base di rame, calce) che si spalmano sulle ferite da taglio in quanto le stesse sono possibili ingressi per gli agenti patogeni come funghi, che provocano carie del legno e marciumi, ed insetti minatori, nonché batteri e virus. Relativamente alle piante da rimpiazzare non sarà difficile reperire sul mercato querce adulte da trapiantare, previa pulizia del terreno dalle vecchie radici ed apporto di terreno vegetale fresco”.

“Anche nel giardino inglese – prosegue nella nota il Gruppo di lavoro – vi sono diverse piante morte con molta probabilità per eccesso idrico dovuto all’irrigazione dei prati (araucaria, ed altre) che vanno sostituite con le stesse specie. Anche qui vale la pena di sottolineare il danno che una pianta morta in situ determina alle altre piante. Vi sono alcuni cipressi del doppio filare